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Giannino Marzotto: 60 anni fa un trionfo leggendario

Il conte volante vinse 60 anni fa la sua seconda Freccia Rossa al volante di una Ferrari

Sessant’anni fa Giannino Mazotto vinse la sua seconda Mille Miglia stupendo il mondo sportivo con la sua Ferrari 340 Spyder Vignale. Una Mille Miglia, quella del 1953, ricca di campionissimi.

I migliori piloti e le migliori vetture del mondo confluirono a Brescia. La concorrenza era spietata: la Ferrari schierava piloti del calibro di Bracco, Villoresi, Hawthorn e Castellotti; la Lancia si presentava con una vettura competitiva, la D23, condotta da Biondetti, Bonetto e Maglioli. Massiccia la partecipazione britannica: la Aston Martin schierava Collins ed Abecassis, la Jaguar aveva Moss, Johnson e Rolt. L’Alfa Romeo, decisa a tornare alla vittoria, aveva ingaggiato addirittura Kling e Fangio, oltre al pilota di casa, il bravo Consalvo Sanesi. Al via di quell’edizione c’erano quattro campioni del mondo di Formula 1. Tre avevano già vinto il titolo (Juan Manuel Fangio, Nino Farina e Alberto Ascari) e un altro lo avrebbe vinto dopo poco tempo (Mike Hawthorn): oltre a loro, su Viale Venezia si presentò il campione in carica Giovanni Bracco insieme a tutti i piloti citati. Insieme a loro, c’erano anche i fratelli Giannino e Paolo Marzotto: tutti piloti, sulla carta, in grado di vincere.

Quella che doveva essere una sfida sul filo dell’incredibile si rivelò invece un’autentica corsa ad eliminazione: Marzotto non partì con la stessa brillantezza di tre anni prima e la sua Ferrari 340 MM Vignale faticava a tenere il passo dei migliori. Appena lasciata la pianura Padana, Gigi Villoresi ruppe un freno e fu costretto al ritiro. Al comando si ritrovò Sanesi, su un’Alfa Romeo 3000 CM, che precedeva di un soffio Farina, al volante di una 340 MM identica a quella di Villoresi. Il sogno di Sanesi (e dell’Alfa Romeo) durò pochi chilometri, giusto il tempo di un guasto meccanico che ne pregiudicò la prosecuzione della gara. Farina, si issò in testa alla classifica, davanti ad Hawthorn, Fangio e Marzotto. A L’Aquila probabilmente si decise la gara: in una delle curve considerate più impegnative della gara, Farina uscì di strada e per poco non fu imitato da Marzotto. Lo scampato pericolo, insieme al ritiro di Hawthorn per guasto meccanico, mise le ali al pilota vicentino. Marzotto si mise all’inseguimento dell’Alfa Romeo di Fangio: a Roma era lontano qualche minuto, a Radicofani lo aveva quasi raggiunto e il sorpasso vero e proprio avvenne a Firenze.

A Brescia Marzotto arrivò con 12 minuti di vantaggio su Fangio che precedette il sorprendente Felice Bonetto sulla Lancia “tre litri” che, con Taruffi, aveva iniziato alla grande la Mille Miglia restando vicinissima all’Alfa di Sanesi nei primi 80 chilometri di gara.

Per Marzotto si trattò del secondo successo: fu l’ultimo, di quella corsa che lo consegnò alla leggenda.